Acquate è un caratteristico rione lecchese che conserva ancora in maniera evidente l’antico nucleo. Domina il centro di Lecco e il lago da una posizione panoramica. Il territorio acquatese, bagnato e al contempo delimitato dalle acque dei torrenti Caldone e Bione, ebbe tradizionalmente una vocazione in prevalenza agricola

Il rione, però, vibra al contempo dell’eco manzoniano: l’onomastica stradale ha subìto profondamente l’influenza manzoniana, e molte vie del rione sono state ribattezzate con i nomi dei protagonisti de I promessi sposi. Soprattutto, però, è proprio un incrocio di viuzze nel cuore di Acquate a fare da sfondo al celebre incontro tra i Bravi di don Rodrigo e don Abbondio, che apre il romanzo, e non lontano dal Tabernacolo dei Bravi, la tradizione colloca anche la chiesa del curato. L’attribuzione di questi luoghi, di fatto d’invenzione, ha condotto a lunghe indagini e comparazioni tra il rione Acquate e quello confinante di Olate. Si è ormai concordi nel riconoscere il secondo come paese di Renzo e Lucia, ma in un primo momento, e per lungo tempo, l’onore toccò ad Acquate: ancora oggi, infatti, passeggiando per l’antico centro acquatese è possibile imbattersi nella casa “tradizionale” di Lucia

Il borgo di Lecco ricevette, in ben quattro occasioni, la visita di Giuseppe Garibaldi. Una di queste ebbe luogo il 6 giugno 1859: attraversando la futura Nazione con l’intento di sensibilizzare le persone alla causa dell’unificazione, il generale lasciò Como alla volta di Lecco; in città si radunò, così, una grande folla per acclamarlo. In quell’occasione, gli abitanti di Acquate scesero dal loro paese accalcandosi in un grande corteo, e con passo marziale sfilarono per le vie di Lecco intonando inni patriottici. Per amplificare la spettacolarità della loro “parata”, gli Acquatesi accompagnarono marcia e canti con un attrezzo di latta, che percosso produceva un suono stridulo, simile al frinire delle cicale. Così, il loro memorabile passaggio provocò un chiasso assordante, e si ebbe l’impressione che su Lecco fosse calato uno sciame di grosse cicale. 

Ancora oggi, gli abitanti di Acquate custodiscono e tramandano con orgoglio questo leggendario appellativo, che ha dato il nome a manifestazioni molto sentite non soltanto nel rione, ma in tutta la città, e che si svolgono in settembre: la Scigalott d’or, la tradizionale festa patronale che ricorre ogni due anni, e la Scigamatt, una divertente competizione sportiva che attraversa l’intera città. 

Origine del nome: secondo alcuni studiosi, il toponimo Acquate deriverebbe dal latino, traducendosi con “campi irrigui”. Secondo altri, il nome del rione, che anticamente si chiamava “Coade”, deriverebbe dalla tribù germanica dei Quadi, che calò in Lombardia nel 166 d.C. 
Contrade: Bassana, Colongardo, Concezione, Poteo, Vicinali e Zuccarello. 
Soprannome abitanti: “Scigalott de Quâ”, traducibile con “cicaloni, grosse cicale di Acquate”. Il soprannome che definisce gli Acquatesi ci racconta di uno storico accadimento. 

Da non perdere: una visita alla chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, che svetta al termine della Salita dei Bravi, e un itinerario fra i luoghi manzoniani del rione, ovvero la casa “tradizionale” di Lucia e il Tabernacolo dei Bravi. Infine, una camminata sino al sagrato del Santuario della Madonna di Lourdes, da cui godere del piacevole panorama sulla città e sul lago. 

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